mercoledì 30 luglio 2014

Leishmaniosi canina: Profilassi Ambientale


L’habitat preferito dai flebotomi è rappresentato dalle anfrattuosità del terreno, dalle crepe dei muri e dalle superfici asciutte. L'ambiente deve essere piuttosto secco e senza vento.
Ovviamente queste sono condizioni presenti ovunque in Italia, per questo motivo le aree a rischio non sono facilmente delimitabili. L’impossibilità di individuare aree circoscritte sfocia nella difficoltà d’intervenire con mezzi di lotta chimica, perché dovrebbero essere sottoposte ad interventi insetticidi intere regioni, con l’alto rischio di provocare dissesti ecologici da inquinamento ambientale.
 
Quindi in città o nelle zone limitrofe l’unico intervento possibile di profilassi sanitaria è quello di mettere in atto misure igieniche generali, che impediscano la costituzione di nuovi focolai dove è possibile lo sviluppo dei flebotomi.
E' fondamentale evitare abitudini quali mantenere l'acqua stagnante in laghetti artificiali o nei sottovasi, lasciare raccolte statiche di immondizia (attenzione ai compost!) o mantenere erba o arbusti eccessivamente alti.
I due principali rimedi contro i flebotomi sono:
  • Le trappole: questi piccoli insetti, durante le ore notturne, sono attratti da sorgenti luminose deboli; se nelle vicinanze della cuccia si pongono piccole sorgenti di luce circondate da carta oleata, si creano delle trappole in cui i flebotomi rimangono prigionieri.
  • Insetticidi: sarebbe una buona regola sottoporre la cuccia a frequenti trattamenti insetticidi. Anche se in ambito profilattico hanno un’importanza fondamentale soprattutto le sostanze da applicare direttamente sul cane. Le migliori sostanze, in questo senso, si sono rivelati i piretroidi sintetici come la deltametrina e la permetrina, utilizzate in formulazioni spot-on, spray o come collari.
Queste misure profilattiche rappresentano certamente accorgimenti da prendere in seria considerazione, anche se, ovviamente, non possono garantire – in maniera assoluta – il cane dalla puntura dell’insetto vettore.
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Leishmaniosi canina: il Contagio


La via naturale del contagio della Leishmania, come abbiamo già detto, è rappresentata dall’inoculazione dei promastigoti da parte dei flebotomi durante un pasto di sangue, nella cute dei mammiferi ospiti.
Tuttavia non si possono escludere altre possibili vie di contagio, come quella dell’ingestione volontaria o accidentale, da parte del mammifero, dei flebotomi parassitati.
Altre vie di trasmissione diretta, sicuramente minoritarie, da rare a molto rare possono essere:
  • Trasmissione materno-fetale: più volte ipotizzata e generalmente ammessa nell’uomo nonostante siano stati segnalati pochi casi, appare più che probabile anche nel cane, benché non sia stato identificato l’esatto meccanismo con cui la trasmissione verticale si realizza. 
  • Trasmissione venerea: benché mai provata con certezza appare possibile, almeno quella tra cane maschio infetto sintomatico e femmina. Oltre a rinvenire gli amastigoti di Leishmania negli organi genitali interni (testicoli, epididimo) ed esterni (glande, prepuzio), è stata riscontrata una positività alla PCR nel seme in alcuni dei cani sintomatici testati.
Visto che nell’accoppiamento spesso si verificano traumi sia nel maschio che nella femmina, si realizza la possibilità di trasmissione di amastigoti dagli organi genitali esterni, oltre ai parassiti nel seme provenienti dagli organi genitali interni. Quindi nel cane la trasmissione venerea della leishmaniosi è probabile, anche considerando l’alto numero di cani infetti in aree in cui il flebotomo vettore è poco diffuso.
  • Trasmissione attraverso le trasfusioni di sangue: praticamente accertata sia nella specie umana che in quella canina.
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Leishmaniosi canina: Epidemiologia


La diffusione della Leishmaniosi, al pari di altre malattie trasmesse da artropodi, risulta influenzata da molti fattori, quali ambiente (densità dei flebotomi nelle aree endemiche, altitudine e caratteristiche geologiche del territorio), clima (temperatura, tasso di umidità), condizioni socio-sanitarie (malnutrizione, elevata concentrazione di animali infetti, randagismo) e mancanza di vaccini efficaci sia nell’uomo che nel cane.
diffusione leishmaniosi
L' Italia si trova in una posizione particolare per quanto riguarda l'Europa, è un territorio fortemente endemico per Leishmaniosi e soffre anche di numerosi casi di importazione di leishmanie esotiche. Le numerose segnalazioni degli ultimi anni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni, anche dell’Italia settentrionale, debbono portare alla conclusione che non esistono zone, comunemente abitate, che possano essere considerate completamente sicure. Infatti se fino al 1989 il Nord Italia era considerato praticamente indenne dalla leishmaniosi canina, oggi abbiamo dei focolai accertati in Veneto, Emilia Romagna e Piemonte ed altri probabili in Trentino e Lombardia.

In Piemonte sono state accertate 3 differenti aree in cui la leishmaniosi canina è endemica: Torino, Ivrea, Casale. In queste aree la colonizzazione può essere avvenuta spontaneamente dalle zone costiere, in seguito ai cambiamenti climatici, o dovuti agli aumentati movimenti di persone dalle aree mediterranee in cui abbondano i flebotomi.
In base ad analogie climatiche e caratteristiche ambientali si può anche prevedere che la diffusione della malattia s’estenderà nel prossimo futuro ad altre zone dell’Europa centrale.
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Leishmaniosi canina: la Trasmissione


La Leishmania è un parassita definito difasico che necessita cioè, per completare il suo ciclo di vita, di due ospiti. Un insetto vettore comunemente denominato “pappatacio” appartenente al gruppo dei Flebotomi che ospita la forma extracellulare flagellata detta promastigote, ed un mammifero (nel nostro caso il cane) in cui si sviluppa la forma intracellulare chiamata amastigote. 
     
Quando un flebotomo femmina si nutre di sangue, se è infetto inocula nel cane dei promastigoti attraverso la proboscide. I flebotomi eseguono i loro pasti di sangue pungendo i cani soprattutto nelle zone scarsamente ricoperte di pelo come testa, naso, padiglioni auricolari, zone inguinali e zone perianali. Una volta che il parassita viene iniettato nel derma dell’ospite vertebrato, viene immediatamente inglobato, tramite un processo di fagocitosi, dai macrofagi, che sono cellule del sangue. Il macrofago circonda il parassita formando un vacuolo chiamato fagosoma e cerca di ucciderlo attraverso le sue azioni di difesa aspecifica. La leishmania è però in grado di eludere le difese del macrofago riuscendo al contrario, non solo a sopravvivere, ma anche a moltiplicarsi all’interno. Il progredire o meno dell’infezione dipende appunto dall’efficienza della risposta immunitaria dell’ospite. I parassiti possono poi essere trasferiti ad altri flebotomi attraverso un pasto di sangue su un cane infetto. La trasmissione naturale della Leishmaniosi si verifica quindi solo in quelle aree dove sono presenti i vettori adatti, detti competenti. La sopravvivenza del parassita durante l’inverno viene assicurata dalla permanenza del medesimo nei cani infetti, dal momento che non è mai stata dimostrata la trasmissione transovarica nell’insetto vettore.
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Leishmaniosi canina: il Flebotomo


I promastigoti di Leishmania vengono trasmessi agli ospiti definitivi da piccoli insetti ematofagi appartenenti ai generi Sergentomya, Warileya, Brumptomyia, Lutzomyia e Phlebotomus. Solo quest ultimo è il responsabile della diffusione della malattia nelle zone endemiche del bacino del Mediterraneo, in particolar P. perniciosus, P. perfiliewi e P. major, sono i vettori di Leishmania infantum in Italia. Sono insetti classificati nel phylum Arthropoda, classe Insecta, ordine Diptera, sottordine Nematocera, famiglia Phlebotomidae.
 
I flebotomi morfologicamente sono caratterizzati da un corpo di colore giallo-pallido o giallo-ruggine, lungo circa 2-5 mm, coperto da lunghi e fitti peli; il torace e l’addome formano un angolo quasi retto (ciò li rende riconoscibili anche ad occhio nudo); la testa è allungata ed inserita sul collo in modo da formare un angolo di 45°; gli occhi sono voluminosi, di colore scuro, situati ai lati della testa e la proboscide è corta e diretta in basso. Le ali sono grandi, anch'esse pelose, di forma quasi ovale.
Mentre i maschi si nutrono di succhi vegetali, le femmine, benché sembra non siano ematofaghe, pungono la cute per nutrirsi di sostanze organiche degli ospiti, determinando irritazione, e per questo hanno strutture buccali atte a perforare la pelle. I flebotomi femmina del genere Phlebotomus sono quelli diffusi in Europa, il genere Lutzomya è caratteristico invece del Sud America. Questi pappataci sono presenti tutto l’anno principalmente nei paesi tropicali, o sono attivi durante i mesi caldi dell’anno, nei paesi a clima temperato. L’attività dei flebotomi adulti quindi va dalla primavera all'autunno inoltrato nel bacino del Mediterraneo e dura tutto l'anno in Sud America. Nell'arco della giornata si trovano principalmente all'alba, al tramonto e durante la notte, è stato registrato un picco di attività intorno alla mezzanotte. I flebotomi sono in attività quando la temperatura ambientale esterna è compresa tra i 15° e 28° C, ed è sempre associata ad elevata umidità relativa e assenza di pioggia e vento. I flebotomi possono volare su distanze variabili, dai 200 metri ai 2,5 km e tendono ad entrare nelle case durante la notte attratti dalla luce all'interno.
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Vaccino Leishmaniosi canina: Tollerabilità


La tollerabilità è un fattore di primaria importanza per qualsiasi vaccino. Durante lo sviluppo di CaniLeish è stato svolto un lavoro significativo per garantire che l’elevato livello di protezione che il vaccino fornisce sia anche associato a un buon profilo di tollerabilità.
Normalmente la virulenza residua o la tossicità conseguenti all’inoculo di un vaccino, sono causate dalla somministrazione di microrganismi inadeguatamente inattivati, oppure dall’incapacità dell’ospite immunosoppresso di contrastare la replicazione del microrganismo vaccinale. CaniLeish non è costituito né da parassiti “vivi modificati” né da parassiti “uccisi”, i parassiti Leishmania sono del tutto assenti nel vaccino. Ciò significa che non è presente alcun microrganismo potenzialmente virulento per il cane, sia che questo sia immunocompromesso oppure no, fornendo pertanto un significativo beneficio in termini di tollerabilità.
L’ unica reazione avversa associata a CaniLeish è un possibile gonfiore lieve e transitorio nel punto di inoculo; inoltre come conseguenza della normale risposta immunitaria alla vaccinazione è anche possibile osservare, raramente e in alcuni individui sensibili, ipertermia e malessere transitori.

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Protocollo vaccinazione Leishmaniosi


CaniLeish è indicato nei cani a partire dai sei mesi di età. Il primo ciclo di vaccinazione è costituito da tre iniezioni a distanza di tre settimane l’una dall’altra.
 
L’immunità cellulo – mediata adatta a contrastare la Leishmaniosi viene raggiunta quattro settimane dopo il completamento del ciclo primario. Successivamente per mantenere questa immunità è necessario un vaccino annuale. Quindi, poiché l’insorgenza dell’immunità sarà completata solo dopo 10 settimane dalla prima iniezione di CaniLeish, è importante evitare il contatto con i flebotomi durante questo intero periodo.
Per una protezione ottimale del vostro cane è  comunque necessario associare alla vaccinazione l’utilizzo di repellenti specifici contro i flebotomi.
Tra i prodotti specifici da utilizzare come repellenti per il flebotomo si trovano in commercio sia formulazioni spot on che come protector band.
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Il Vaccino contro la Leishmaniosi


Il vaccino contro la Leishmaniosi è finalmente arrivato in Italia: dopo 20 anni di ricerca l’arma in più che tutti stavamo aspettando.
     
La Leishmaniosi è una malattia parassitaria trasmessa dal flebotomo , un piccolo insetto simile alla zanzara. Il parassita colpisce il sistema immunitario e in particolare i macrofagi. L’esito dell’infezione e l’evoluzione della malattia sono strettamente connessi al tipo di risposta immunitaria che viene innescata dall’organismo.
L’unica risposta immunitaria in grado di contrastare la leishmaniosi ed impedire che si manifesti clinicamente è quella cellulo-mediata: il vaccino CaniLeish ha l’obiettivo di stimolare proprio questo tipo di immunità, in modo tale da rendere il sistema immunitario  del cane “pronto” a rispondere all’eventuale infezione.
La capacità di CaniLeish di stimolare la risposta immunitaria cellulare è stata dimostrata mediante numerosi test immunologici ed è stato dimostrato che il vaccino riduce di ben 4 volte il rischio di sviluppare la forma clinica della malattia in zone altamente endemiche.
La vaccinazione prevede la somministrazione di tre dosi per via sottocutanea: la prima dose può essere somministrata a partire dai 6 mesi di età. La seconda e la terza dose devono essere somministrate a tre settimane di intervallo ciascuna. Dopo questa serie di richiami sarà necessario solo un richiamo annuale.
Prima della vaccinazione è necessario verificare che il cane non sia già affetto da leishmaniosi o da altre malattie parassitarie (ad esempio Ehrlichia Canis) mediante un semplice test sierologico e un’attenta visita da parte del Medico Veterinario deve escludere la presenza di altre patologie sistemiche che coinvolgano il sistema immunitario del cane.
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Vaccino Leishmaniosi canina: requisiti


Prima della vaccinazione con CaniLeish è necessario svolgere degli esami preliminari sul cane. Bisogna innanzi tutto effettuare dei test per scongiurare che il cane sia già infettato dalla Leishmania, o da Ehrlichia, un altro parassita intracellulare. In caso di positività per una di queste due malattie non sarà possibile effettuare la vaccinazione.
      
Sarà inoltre opportuno fare un esame del sangue, un emocromo completo, per verificare che il cane sia sano; requisito fondamentale per effettuare la vaccinazione in sicurezza. Il protocollo prevaccinale prevede inoltre che venga effettuato un trattamento contro i parassiti intestinali. Dopo questi accertamenti, risolvibili in qualche giorno, sarà possibile procedere alla vaccinazione con CaniLeish.
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Leishmaniosi Canina: la svolta

La leishmaniosi è una malattia trasmessa da artropodi vettori (flebotomi), conosciuta da oltre un secolo e, ad oggi, rilevata in 88 paesi compresi quelli dell'Europa Mediterranea. La leishmaniosi  nel nostro continente è riferibile per  la maggior parte dei casi ad un protozoo, Leishmania infantum, il cui serbatoio domestico principale è il cane.       
La sua diffusione a livello globale, la complessità del meccanismo d'azione del protozoo, l'elevato tasso di mortalità nonché la sua pericolosità anche per l'uomo hanno fatto si che da oltre 25 anni ricercatori in tutto il mondo siano impegnati a studiare il modo di contenerla e combatterla.

Molto è già stato fatto, soprattutto in chiave diagnostica e terapeutica, ma il vero interrogativo che ci si pone è: a quando una vera prevenzione?.
La risposta oggi c'è ed è in arrivo, anche in Italia....
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giovedì 17 luglio 2014

Bradiaritmie nel Cane


Le bradiaritmie sono un gruppo di disturbi del ritmo che presentano frequenza di scarica ventricolare inferiore ai limiti della norma in cui vengono inclusi i disturbi dell’automatismo sinusale ed i disturbi della conduzione atrioventricolare.
Le più comune bradiaritmie in corso di emergenze cardiovascolari includono gli arresti sinusali isolati o associati alla sindrome del seno malato, i blocchi atrioventricolari di grado avanzato ( II, III) e il ritmo senoventricolare. Queste bradiaritmie sono caratterizzate, quando sintomatiche, da: sincopi, debolezza periodica o stabile, shock cardiogeno ipocontrattile.
BRADICARDIA SINUSALE La bradicardia sinusale è un ritmo con le caratteristiche tipiche del ritmo sinusale con una frequenza di scarica inferiore alla norma.
      
ARRESTO SINUSALE L’arresto sinusale è un disturbo dell’automatismo caratterizzato da un arresto temporaneo dell’attività del nodo del seno. Questo disturbo si evidenzia con a livello elettrocardiografico come una pausa improvvisa dopo un complesso sinusale.
 La durata della pausa è superiore al doppio della durata del ciclo sinusale di base.

SINDROME DEL SENO MALATO
La sindrome del seno malato è una patologia caratteristica dei soggetti di razza Bassotto, West Highland White Terrier e Schnauzer nano di sesso femminile e di età adulta/anziana.
Questa patologia è caratterizzata da bradicardia sinusale patologica ed arresti sinusali ripetuti.
      
La diagnosi differenziale è posta con la bradicardia sinusale, l’arresto sinusale o il blocco sinusale.
Una scarsa risposta al test con l’atropina suggerisce la presenza di una sindrome del seno malato.
La sindrome del seno malato porta a una riduzione della portata cardiaca con la comparsa di manifestazioni cliniche quali la debolezza marcata, gli episodi sincopali e le crisi convulsive.
Se l’animale è asintomatico non necessita la terapia.
Se si osservano dei segni clinici più importanti può essere attuata una terapia con l’atropina per via parenterale o con altri farmaci anticolinergici ( propantelina ). Il miglioramento clinico può essere ottenuto mediante l’impiego della teofillina.
Per il controllo a lungo termine della bradiaritmia è richiesto l’impianto di un pacemaker artificiale ventricolare.
La terapia per la  bradicardia,  quando necessaria, si basa sull’ uso di atropina alla dose di 20-40 μg/Kg q 30 minuti. Se il risultato è evidente (aumento della frequenza a 150 – 200 bpm) il nodo sinusale è normale e si tratta di contrastare un ipertono vagale.
Nel prossimo articolo finiremo di trattare le bradiaritmie con i blocchi atrioventricolari di I, II e III grado.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello.
 
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Malattie Cardiache Congenite nel Cane

Le malformazioni del cuore e dei grossi vasi rappresentano una percentuale relativamente modesta di casi di malattia cardiaca osservata nei piccoli animali. Nonostante ciò, i difetti cardiaci congeniti sono importanti da identificare nei cuccioli e nei gattini cosicché si possa intervenire con la correzione chirurgica e con palliativi, quando possibile, e si possa fornire una accurata prognosi per ogni singolo animale.
      
Nel cane i più comuni difetti cardiaci congeniti sono:
- Il dotto arterioso pervio
- La stenosi polmonare
- La stenosi aortica
- Il difetto del setto interventricolare
- La Tetralogia di Fallot
I difetti congeniti meno comuni includono la displasia della valvola mitrale, i difetti del setto interatriale, la displasia della valvola tricuspide, il cor triatriatum dexter e la stenosi della valvola mitrale.
Generalmente il veterinario identifica un difetto cardiaco congenito durante l’auscultazione di un soffio cardiaco. Anche soffi cardiaci di intensità da lieve a modesta possono essere associati ad una malformazione cardiaca. I soffi anche lievi che persistono oltre i 4 mesi di età possono essere associati a difetti cardiaci congeniti ed i pazienti colpiti devono essere segnalati per ulteriori indagini diagnostiche.  Altri aspetti clinici che possono sostenere l’ipotesi diagnostica includono l’accrescimento stentato, l’intolleranza all’esercizio, la cianosi, il collasso o la sincope, la distensione delle vene giugulari, la presenza di alcune alterazioni elettrocardiografiche e l’evidenza radiografica di un ingrandimento cardiaco.
L’identificazione del difetto anatomico nelle cardiopatie congenite si ottiene mediante l’ecocardiografia.
Le informazioni ottenute mediante l’esame ecocardiografico sono anche utili nel determinare la gravità del difetto con un esame eco-Doppler associato.
E’ stata dimostrata una predisposizione di razza per molti difetti cardiaci congeniti, vedi tabella sotto.
 
RAZZA MALATTIA
alano stenosi aortica, displasia mitralica, displasia tricuspide
barboncino dotto arterioso pervio
beagle stenosi polmonare
boxer stenosi aortica, difetto del setto interatriale
bull terrier displasia mitralica
bulldog inglese stenosi polmonare, difetto del setto interventricolare, tetralogia di Fallot, displasia mitralica
chihuahua stenosi polmonare, dotto arterioso pervio, displasia mitralica
cocker spaniel dotto arterioso pervio
collie dotto arterioso pervio
dobermann pinscher difetto del setto interatriale
fox terrier stenosi polmonare
golden retriever stenosi aortica, displasia tricuspide
labrador retriever displasia tricuspide
maltese dotto arterioso pervio
pastore tedesco displasia tricuspide, stenose aortica, displasia mitralica, dotto arterioso pervio
pointer tedesco stenosi aortica
rottweiler stenosi aortica
samoiedo stenosi polmonare, difetto del setto interatriale
schnauzer miniatura stenosi polmonare
terranova stenosi aortica
volpino dotto arterioso pervio
weimaraner displasia tricuspide
west highland white terrier stenosi polmonare
yorkshire terrier dotto arterioso pervio

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello .

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Stenosi Polmonare nel Cane

Continuiamo a parlare di un altro importante e comune difetto cardiaco congenito, la stenosi polmonare.
La stenosi polmonare congenita è un difetto relativamente comune e molto spesso osservato nelle seguenti razze: Bulldog inglese, Boxer, Chihuahua, Beagle, il Mastiff, il Fox Terrier, il Samoiedo, lo Schnautzer nano, il Cocker Spaniel ed il West Highland White Terrier.
      
La lesione è determinata dalla displasia della valvola polmonare. Spesso i lembi valvolari sono ispessiti e parzialmente ed esiste una ipoplasia dell’anello valvolare e le valvole semilunari sono asimmetriche. L’ostruzione dell’efflusso ventricolare destro causa un sovraccarico di pressione a livello del ventricolo destro. Queste alterazioni possono causare una ipertrofia ventricolare destra e da una dilatazione poststenotica dell’arteria polmonare principale.
Caratteristiche cliniche
I cani affetti da stenosi polmonare possono essere asintomatici e sviluppare segni relativi ad una gittata cardiaca bassa, quali sincope e stanchezza e possono manifestare una insufficienza cardiaca congestizia destra.
La diagnosi normalmente avviene nei primi mesi–anni di vita, quando all’auscultazione viene rilevato un soffio sistolico con punto di massima intensità sul focolaio polmonare.
All’elettrocardiogramma possono non esserci reperti di rilievo quando l’ingrandimento dei settori cardiaci destri non è marcato; si possono invece individuare alterazioni riferibili ad ingrandimento destro, aritmie correlate con esso o con fenomeni ischemici quando l’ipertrofia o dilatazione ventricolare destra sono più marcate.
La radiografia toracica può mettere in evidenza la presenza di cardiomegalia destra, la dilatazione post-stenotica dell’ arteria polmonare principale e segni di ipoperfusione polmonare nei casi più gravi. L’ecocardiografia è di fondamentale importanza per effettuare la diagnosi (tipo di stenosi e gravità) e per valutare la funzione ventricolare destra.
I reperti ecocardiografici sempre evidenziabili in corso di stenosi polmonare sono:

1. una valvola polmonare iperecogena, con lembi parzialmente fusi tra loro e spesso con dilatazione post-stenotica nel caso di stenosi polmonare di tipo A; lembi ispessiti, ipomobili con ipoplasia dell’anulus nel caso di stenosi polmonare di tipo B;
2. un flusso polmonare turbolento ad elevata velocità,
3. un’ipertrofia concentrica del ventricolo destro di vario grado.
Una stenosi polmonare viene definita:
1. lieve quando il gradiente di picco polmonare è inferiore od uguale ai 50 mmHg,
2. moderata quando è compreso tra i 50 e gli 80 mmHg,
3. grave quando è superiore agli 80 mmHg.
Le possibilità terapeutiche in ambito veterinario si possono dividere in tre grandi gruppi:
1. terapia mini-invasiva (valvuloplastica, VPP),
2. terapia medica,
3. terapia chirurgica.
La valvuloplastica a palloncino è il trattamento indicato per prevenire o migliorare i segni clinici.
La valvuloplastica polmonare a palloncino comporta il gonfiaggio di un catetere da dilatazione a palloncino impegnato nell’anello polmonare a livello della stenosi.
 
La tecnica chirurgica resta invece un’opzione poco praticata alla luce delle frequenti complicazioni.
La terapia medica è da considerarsi solo palliativa, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei soggetti con stenosi polmonare non trattata.
A questo scopo è consigliato l’uso di beta-bloccanti che agiscono favorendo una migliore perfusione cardiaca e riducendo il rischio di morte improvvisa. Nei casi di insufficienza cardiaca destra è sempre indicata una terapia volta alla riduzione della congestione con diuretici e ACE inibitori.
I cani con stenosi polmonare lieve molto spesso vivono una vita assolutamente normale.
Una buona prognosi dipende da una precoce e accurata diagnosi.
Articolo a cura della  Clinica Veterinaria Borgarello.

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Displasia dell’Anca nel Cane: Duplice Osteotomia Pelvica

La duplice osteotomia pelvica per la correzione della displasia dell’anca nasce dal suo antesignano la triplice osteotomia pelvica, questa tecnica rispetto alla precedente presenta diversi vantaggi.
      
La duplice osteotomia pelvica è un intervento che mira a neutralizzare le forze che tendono a far lussare l’anca per l’inclinazione del bordo acetabolare dorsale mediante la rotazione di una parte del bacino.
Abbiamo già visto negli altri articoli come effettuare una diagnosi precoce di displasia, riprendiamo i punti salienti e poi vediamo la tecnica chirurgica.
-Età: dai 5 mesi in poi
-Angolo DAR: eccessivo maggiore di 10°
-AR: tra 25° e 40°
-AS: inferiore a 25°
-Bordo Acetabolare dorsale conservato
-Riempimento Acetabolare assente
-Sublussazione delle teste femorali senza artrosi
La presenza di questi rilievi consente di inserire il cucciolo in un protocollo che prevede la duplica osteotomia pelvica.
La tecnica chirurgica prevede due tagli (osteotomie) uno a livello del pube con accesso a livello dell’inguine e uno a livello dell’ileo con accesso dalla coscia.
L’osteotomia a livello iliaco deve avere una determinata angolazione che permetterà, con l’inserimento di una placca e la rotazione assiale del bacino.
La rotazione del bacino determinerà una maggiore copertura della testa del femore da parte dell’acetabolo e una riduzione dell’angolo DAR.
Esistono diversi tipi di placche per la chirurgia, prodotte da diverse case, ma la minor morbilità rispetto alla vecchia triplice osteotomia pelvica ha ridotto, secondo me, la differenza di resa dei diversi modelli.
Le placche inoltre possono avere inclinazioni diverse per determinare una maggiore o minore rotazione del bacino.
La scelta deve essere effettuata caso per caso considerando il paziente nel suo insieme a partire dall’angolo DAR rilevato.
Con questo intervento si ottiene una maggior copertura acetabolare della testa femorale riducendo così la tendenza alla sublussazione e a sviluppare la displasia.
La selezione del paziente riveste una notevole importanza come importante è la collaborazione del proprietario nel periodo post chirurgico.
La duplice osteotomia pelvica, se correttamente eseguita, garantisce una rapida ripresa del paziente, richiede un controllo del movimento per i 40 giorni successivi alla chirurgia. Delle belle passeggiate al guinzaglio garantiscono una buona ripresa e non stressano la sede dell’intervento.
Nei prossimi articoli approfondiremo vari aspetti di questo approccio chirurgico alla displasia dell’anca.
 
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello.

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Eversione Cartilagine della Terza Palpebra



L’eversione della cartilagine della terza palpebra colpisce di solito i cani appartenenti a razze di taglia grande come Alani, san Bernardo, Weimaraner, Terranova, Bulldog. Questa patologia può riscontrarsi anche nei gatti, seppure raramente.
L’eversione può verificarsi unilateralmente, con la possibilità di coinvolgere in seguito entrambi gli occhi.
L’eziologia di questa patologia non è determinata da una sola causa ma si pensa sia data da più fattori: squilibrio della crescita tra la porzione anteriore e quella posteriore della terza palpebra, difetto insito nella cartilagine, o presenza di aderenze congiuntivali.
I segni clinici consistono nella presenza, a livello del canto mediale, di una deformazione rosacea, che può simulare la procidenza della terza palpebra, ma che ad un’attenta ispezione si dimostra essere la porzione della cartilagine ricurva su se stessa.
Si manifesta solitamente in animali di età inferiore ai 12 mesi ed è stata suggerita un’origine ereditaria genetica.
Se non viene trattata, la patologia determina un’infiammazione cronica della congiuntiva associata a scolo oculare.
Il trattamento della patologia è di tipo chirurgico e consiste nella resezione della porzione deformata della cartilagine.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello.
 
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martedì 1 luglio 2014

Il Cane Anziano

Ogni volta che si fa riferimento all'età anagrafica del proprio cane viene subito da pensare a quanto corrisponda in termini umani e, spesso, si parte col conto alla rovescia per capire quanto tempo ancora il proprio amico a quattro zampe resterà con noi. Capita frequentemente di sentire frasi del tipo: “Come vorrei che il mio cane vivesse più a lungo!” oppure “Non c'è niente che si può fare per farlo vivere di più?”. La risposta è sì..qualcosa si può fare!
L'aspettativa di vita dei nostri animali domestici negli ultimi anni è notevolmente aumentata grazie ai progressi della medicina veterinaria e, soprattutto, alla migliore capacità di gestione da parte del proprietario. Molti, infatti, hanno raggiunto una consapevolezza ed un livello di informazione tale da riuscire ad adattare le attenzioni quotidiane alla fase di vita del proprio cane: cucciolo, adulto, anziano. Un sondaggio recente, però, ha messo in evidenza che un terzo della popolazione statunitense non sa quando il proprio cane diventerà anziano. Questo significa che negli Stati Uniti milioni di famiglie non sanno quale sia il momento reale per iniziare a considerare e, quindi, a gestire il cane come un “anziano”. Sapere quando il proprio amico a quattro zampe entrerà a tutti gli effetti nella terza età è un aiuto fondamentale per il proprietario perché lo mette nelle condizioni di adattare lo stile di vita del cane al suo naturale invecchiamento. Talvolta basta semplicemente un cambio di alimentazione, variare l'esercizio fisico e, soprattutto, la frequenza delle visite mediche per assicurargli una vita lunga e sana.
Come regola generale un cane si considera anziano quando supera i sette anni di età. Agli estremi della media si trovano, da un lato, le razze grandi-giganti definibili vecchie dopo i 5 anni; dall'altro le razze piccole-toy, senior a partire dai 9 anni. Da ciò si può capire che non esiste una precisa linea di demarcazione tra l'età adulta e quella senile : ecco quindi l'utilità di imparare a cogliere piccoli “segnali” nel comportamento del nostro cane che rappresentano un vero e proprio campanello d'allarme di invecchiamento. Uno dei primi segni dell'avanzamento di età è la maggior tendenza all'affaticamento e la riluttanza al movimento. Spesso i proprietari sono convinti che questo sia un atteggiamento del tutto naturale, privo di complicanze. In realtà, frequentemente, nasconde patologie ossee particolarmente dolorose e debilitanti (osteoartrite) oppure problematiche cardiache piuttosto serie. Tutto questo è ovviamente dovuto all'età che avanza ma dev'essere diagnosticato in tempi brevi se le si vuole tenere sotto controllo e garantire al cane una qualità di vita dignitosa.
Un altro segno da non sottovalutare è la variazione di peso. E' pensiero diffuso che invecchiando un cane possa diventare obeso o, all'opposto, dimagrire semplicemente per età. L'aumento o la diminuzione del peso, in realtà, possono essere campanelli d'allarme di condizioni patologiche quali: disturbi alla bocca o ai denti, malattie endocrine ( diabete, ipotiroidismo, morbo di Cushing), patologie epatiche croniche, neoplasie. Quindi un controllo costante del peso aiuta anche a monitorare lo stato di salute.
E' inoltre importante fare attenzione a qualsiasi variazione nelle abitudini del nostro cane: un aumento o una diminuzione della sete, ad esempio, può essere sinonimo di patologie renali, endocrine, riproduttive
In alcuni casi il cane anziano sembra “cambiare carattere”. Si apparta, appare confuso, non risponde più ai comandi, è apatico, a volte emette delle strane vocalizzazioni. Attenzione a non sottovalutare questi segni poiché spesso sono indice di insorgenza di problemi di vista, mancanza di udito, demenza senile o altre patologie che, se riconosciute in tempo, possono essere affrontate con protocolli terapeutici adeguati.
Non dimentichiamoci infine delle volte in cui il nostro cane appare debole o spossato: esistono infatti forme infettive acquisite dovute proprio ad un indebolimento progressivo del sistema immunitario. Questo fattore comporta un aumento della sensibilità alle malattie virali e giustifica la vaccinazione annuale degli animali anziani fino alla fine della loro vita.
Quanto detto ci fa capire che, benché la senescenza sia una fase naturale della vita di un cane, può diventare problematica laddove non si agisce in termini di prevenzione. Un'alimentazione adeguata, un buon esercizio fisico, uno stile di vita consono e la diagnosi ed il trattamento precoce di alcune malattie possono garantire al nostro amico il dovuto benessere anche in tarda età e, talvolta, allungargli la vita.
Il modo più indicato per pianificare le sue nuove esigenze prevede l'aiuto del veterinario di fiducia, colui che da sempre è stato vicino al nostro pet e che ha condiviso con noi l'avventura di un cucciolo che è diventato adulto e che si prepara ad affrontare al meglio una tappa fondamentale della vita: la terza età.


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