venerdì 16 maggio 2014

Morso di Vipera nel Cane



Trattiamo un argomento sempre attuale come il morso di vipera nel cane. Situazione non frequente ma drammatica e di difficile gestione nel momento della sua comparsa. Il problema del morso da vipere interessa tutti i cani, sia quelli da lavoro che quelli da compagnia, che frequentano le zone alpine e prealpine.

In Italia su 8 specie presenti soltanto due risultano velenose: la vipera comune (Vispera Aspis) e il marasso (Vipera berus), diffusi soprattutto nella fascia alpina e nella parte occidentale della Giura.

In realtà le vipere sono animali piuttosto rari e, pertanto, protetti dalla legge sebbene in alcune aree risultino numerose; sono attive da Febbraio ad Ottobre, prediligono luoghi soleggiati e tendono a ripararsi negli anfratti (cataste di legno, materiali da costruzione, muri a secco, ecc..) o nelle fenditure del terreno. Con clima molto piovoso e umido o, all'opposto, decisamente caldo e secco, sono solite rimanere nascoste.

Differenziare un serpente velenoso da uno innocuo è meno difficile di quanto si pensa, purché si abbia la freddezza e la cautela di osservarlo, in sicurezza. In linea generale si può procedere così:

serpenti velenosi e innocui

Il veleno delle vipere europee ha un effetto prevalentemente emolitico (distruzione dei globuli rossi) con conseguenti emorragie nella zona della morsicatura (macchie rosso- bluastre).
I sintomi principali, conseguenti a morso di vipera, sono:
  • vivo dolore e veloce comparsa di gonfiore nell'area morsa oltre al segno dei due denti: col passare delle ore diffusione del colorito rosso-bluastro nella zona circostante
  • a mezz'ora/un'ora dal morso, iniziano sintomi generali quali stanchezza, sonnolenza, perdita d'equilibrio,respiro accelerato e affannoso fino a calo pressorio brusco e stato di shock
  • stanchezza, sonnolenza e perdita di equilibrio
  • raramente diarrea e vomito emorragico
  • urine rossastre, in casi avanzati
Nel momento in cui il cane viene morso bisogna cercare di impedirgli di muoversi ed immobilizzare la parte, perché l'attività fisica accelera la diffusione del veleno a livello circolatorio. Se il cane è stato morso ad una zampa, la prima cosa da fare è applicare una fasciatura leggermente compressiva, a monte della parte colpita ovvero alcuni centimetri sopra al punto morsicato. Lo scopo è quello di rallentare il circolo sanguigno, ma NON DI BLOCCARLO: fare quindi in modo che possa passare un dito tra la fasciatura e la pelle del cane , evitando di lasciarla per più di due ore.

I vecchi testi consigliavano di disinfettare al meglio la zona interessata e, dopo aver individuato i due fori, praticare una lieve incisione che li unisca per far fuoriuscire il sangue misto a veleno. Tale pratica è tutt'altro che scevra da inconvenienti e il nostro consiglio è quello di cercare , il più in fretta possibile un veterinario per instaurare le prime cure.


Durante il tragitto è necessario avvisare il Medico Veterinario del proprio arrivo indicando chiaramente che si tratta di un morso di vipera; vista la non frequenza di questo problema si può accennare al Medico Veterinario di consultare questo link per notizie fresche sul trattamento: .

La terapia:
  • fluidoterapia (soluzione fisiologica 20- 50 ml/kg/h) necessaria a limitare i rischi di collasso cardio-circolatorio e a sostenere la funzionalità epatica e renale;
  • antibiotico ad ampio spettro (ad esempio amoxicillina e ac.clavulanico 12,5 – 25 mg/kg ogni 12 ore);
  • farmaci antinfiammatori steroidei (prednisolone 1- 2 mg/kg ogni 24 h);
  • siero antiofidico: il suo utilizzo è piuttosto discusso per la sua potenziale pericolosità (può indurre shock anafilattico dal momento che si tratta di siero eterologo), inoltre è al momento molto difficile da reperire ed il suo utilizzo è limitato all'ambito ospedaliero. Il siero antivipera veniva prodotto soprattutto nei territori dell'ex Jugoslavia da cavalli immunizzati con il morso di vipera, ma dopo gli sconvolgimenti sociali e politici che hanno attraversato quelle regioni la sua produzione si è drasticamente ridotta.
Se l’intervento medico è rapido ci sono buone possibilità che il paziente superi la prima fase critica dell’avvelenamento: dovrà comunque essere monitorato e tenuto in terapia intensiva per almeno 72 ore dal momento che alcuni effetti a livello ematico (disordini coagulativi con rischio di emorragie) e di organo (soprattutto a carico di fegato e reni) possono presentarsi anche a distanza di diverse ore dal morso. Possono manifestarsi anche alcuni sintomi neurologici quali deficit motori o, più comunemente, solo aree di ipersensibilità nella parte colpita.
Nel periodo successivo alla fase acuta sarà cura del medico veterinario supportare e monitorare attraverso opportuni esami di laboratorio ed in particolare:
  • esame emocromocitometrico;
  • esame ematobiochimico (in particolare i valori di creatinina, azotemia, fosfatasi alcalina, ALT, GGT, GOT, bilirubina per valutare la funzionalità renale ed epatica che possono risultare compromessi dall’azione tossica del veleno);
  • profilo coagulativo;
  • esame urine (in particolare proteinuria, rapporto PT/Crea).
Infine, vi riportiamo qui di seguito il recapito dei principali centri antiveleni in Italia:
  • CENTRO ANTIVELENI AZIENDA OSPEDALIERA "S.G.BATTISTA" – MOLINETTE DI TORINO CORSO A.M. DOGLIOTTI, 14 TORINO 011/6637637
  • CENTRO ANTIVELENI OSPEDALE NIGUARDA CA' GRANDA P.ZZA OSPEDALE MAGGIORE, 3 MILANO 02/66101029
  • INTOSSICAZIONI ACUTE DIP.DI FARMAC."E.MENEGHETTI" UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA LARGO E.MENEGHETTI,2 PADOVA 049/8275078
  • SERVIZIO ANTIVELENI SERV.PR.SOCC.,ACCETT. E OSS. ISTITUTO SCIENTIFICO "G. GASLINI" LARGO G. GASLINI, 5 GENOVA 010/5636245
  • CENTRO ANTIVELENI - U.O. TOSSICOLOGIA MEDICA AZIENZA OSPEDALIERA CAREGGI VIALE G.B. MORGAGNI, 65 FIRENZE 055/4277238
  • CENTRO ANTIVELENI POLICLINICO A.GEMELLI - UNIVERSITA' CATTOLICADEL SACRO CUORE LARGO F.VITO, 1 ROMA 06/3054343
  • CENTRO ANTIVELENI - ISTITUTO DI ANESTESIOLOGIA E RIANIMAZIONE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA "LA SAPIENZA" VIALE DEL POLICLINICO, 155 ROMA 06/49970698
  • CENTRO ANTIVELENI AZIENDA OSPEDALIERA A. CARDARELLI VIA CARDARELLI, 9 NAPOLI 081/7472870
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello.    

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Persistenza dei Denti Primari


I denti primari, o più comunemente chiamati "denti da latte", vengono sostituiti nei primi mesi di vita del nostro cane o gatto. Vengono definiti persistenti quando permangono in sede e di conseguenza, possono interferire con il processo di eruzione degli analoghi permanenti. Questa condizione interessa spesso le razze di taglia più ridotta. Non sono conosciuti i meccanismi di trasmissione ereditaria, tuttavia sembra che vi sia familiarità.
 
I tre gruppi dentali più comunemente colpiti sono i canini inferiori, i canini superiori e gli incisivi.
Il canino mandibolare permanente comincia a erompere medialmente rispetto al suo analogo primario; perduto quest'ultimo, esso si allarga lateralmente per occupare il diastema fra il terzo incisivo e il canino superiori. Se il canino primario non viene perduto, quello permanente può essere forzatamente costretto a erompere in direzione mediale rispetto al canino persistente, entrando così in contatto con il palato duro, condizione che crea dolore, infiammazione e può portare nel tempo alla formazione di un tragitto fistoloso oro-nasale. Il canino mascellare permanente erompe rostralmente rispetto all'analogo primario. Quest'ultimo, se ritenuto, può indirizzare l'eruzione del dente permanente verso il diastema destinato ad accogliere il canino mandibolare permanente, causando così importanti difetti di occlusione. Gli incisivi permanenti erompono caudalmente rispetto gli analoghi primari. La ritenzione di uno o più denti primari può interferire con l'occlusione a forbice dei denti permanenti, gli incisivi superiori si trovano a occludere dietro gli incisivi mandibolari; si forma così un morso crociato anteriore, che può dare origine a lesioni traumatiche a carico dei tessuti molli.
Il trattamento in questi casi consiste nell'estrazione di tutti i denti primari persistenti. Il proprietario deve essere consapevole che sussiste sempre il rischio di lesione iatrogena a carico dei denti permanenti in via di sviluppo, tuttavia rimane molto probabile che la malocclusione dei denti permanenti si possa rivelare di maggiore gravità se i denti primari persistenti sono lasciati in sede.
Oltre agli importanti problemi di malocculsione, la persistenza dei denti primari può comportare inoltre un accumulo esagerato di placca e tartaro, favorendo così l'insorgenza di gengiviti e conseguenti malattie parodontali.
Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello
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La valutazione della Visione nel Cane e nel Gatto


La visita oculistica inizia con la determinazione indiretta della visione, solo in un secondo tempo verranno prese in esame le varie strutture oculari e perioculari. L’animale dovrebbe essere osservato in movimento nella sala visite lasciandolo libero di muoversi ed esplorare l’ambiente. Un soggetto con difficoltà visuali può urtare contro oggetti nella stanza oppure essere riluttante a muoversi in un ambiente sconosciuto. La valutazione della visione prosegue poi con l’esecuzione di alcuni test specifici: eccone un breve elenco.
 
Risposta alla minaccia
La risposta al minaccia consiste nell’effettuare un improvviso gesto di minaccia che si presume in grado di suscitare una risposta di ammiccamento nel paziente. Il ramo afferente della risposta è costituito dalla retina, dagli assoni del nervo ottico, dal tratto ottico e dalla corteccia visiva. La componente efferente della risposta comprende la corteccia motoria primaria, il cervelletto ed il nucleo del settimo paio di nervi cranici. E’ importante notare che la risposta alla minaccia riguarda l’integrazione e l’interpretazione a livello cerebro corticale e , quindi, non è un semplice riflesso. Piuttosto , si tratta di una risposta corticale che, per manifestarsi, richiede l’integrità delle vie visive periferiche e centrali nonché della corteccia visiva e del nucleo facciale del VII paio di nervi cranici. La risposta alla minaccia va valutata in un occhio alla volta, mentre l’altro viene coperto. Bisogna fare attenzione a non toccare le ciglia o i peli del paziente perché ciò potrebbe determinare una risposta “falsa positiva”. Analogamente, sono anche possibili risultati “falsi negativi”, ad esempio per la paralisi del nervo facciale o se il paziente è particolarmente giovane (nei cuccioli questo tipo di risposta non è fisiologicamente presente).
Cotton ball test
Questo esame è in grado di valutare la capacità di vedere un oggetto in movimento anche in cani e gatti giovani che non rispondono ancora al test della minaccia. L’esame si esegue facendo cadere un batuffolo di cotone nel campo visivo del paziente: se la visione è normale l’animale effettuerà un movimento con la testa, o anche solo con gli occhi, seguendo il batuffolo che cade. Il cotone ha la caratteristica di essere inodore e non produrre suoni, per cui non si possono ottenere risultati positivi in pazienti non vedenti.
Percorso ad ostacoli
Consiste nel realizzare un breve percorso inserendo degli ostacoli: facendo percorrere il tracciato al paziente saremo in grado di capire se è in grado di vedere e superare gli ostacoli.
Risposta del piazzamento visivo
Utile nei gatti o quando i risultati del percorso ad ostacoli e della risposta alla minaccia sono equivoci: consiste nel sollevare l’animale verso il tavolo, permettendogli di vedere la superficie che si avvicina. Un soggetto normale estende gli arti verso la superficie prima che le sue zampe tocchino il tavolo.
Infine, ulteriori test per valutare il sistema visivo devono comprendere esami di tipo neurologico(come già detto l’integrità delle vie nervose è fondamentale per la visione) ed esami diagnostici avanzati quali l’elettroretinografia (ERG), radiografie, TAC e risonanza magnetica.
 
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Prevenzione della torsione di stomaco: la gastropessi preventiva





La sindrome dilatazione-torsione gastrica (GDV) è associata ad un elevatissimo tasso di mortalità (30-40%) e rappresenta una delle principali cause di morte nei cani di grossa taglia.         
La gastropessi è una pratica chirurgica che consiste nella fissazione di una porzione dello stomaco (porzione pilorica) alla muscolatura addominale destra. Questo ancoraggio impedirebbe eventuali rotazioni anomale dello stomaco sul proprio asse scongiurando quindi l'insorgenza di GDV.     
   
Esistono diverse tecniche chirurgiche di fissazione dello stomaco, alcune vecchie, altre nuove e altre incredibilmente innovative. In questo articolo ve ne forniremo una sommaria descrizione.
La tecnica più datata è quella che prevede la gastropessi in laparotomia a cielo aperto. Le modalità di intervento prevedono l'esecuzione di una breccia operatoria che parte dall'appendice sternale per estendersi poi caudalmente anche per decine di centimetri. La lunghezza della breccia dipende dalle dimensioni del paziente operato. Per cui la taglia del cane è direttamente proporzionale alla lunghezza della ferita operatoria.
L'intervento in se è abbastanza invasivo: la breccia operatoria è molto estesa e i tempi di ripresa nel post-operatorio sono più lunghi.
Questa tecnica si pratica ancora oggi ma noi preferiamo ricorrervi solo per il trattamento chirurgico di un episodio acuto di GDV con torsione della milza. In tal caso infatti sarebbe impossibile risolvere la torsione per via mininvasiva o con manovre mediche.      
    
Per la prevenzione della torsione di stomaco preferiamo invece ricorrere alle tecniche chirurgiche mininvasive che prevedono l'utilizzo di sistemi video che introdotti all'interno dell'addome tramite dei mini-accessi permettono di lavorare parzialmente o totalmente a cielo chiuso.
Descriviamo di seguito alcune di queste tecniche.
La tecnica laparoassistita è la più utilizzata e prevede l'esecuzione di due mini-accessi addominali: uno è riservato all'introduzione del sistema video, mentre il secondo è dedicato all'introduzione di una pinza da presa che afferra la porzione pilorica dello stomaco, così da poterla esteriorizzare e fissare alla muscolatura addominale.
I vantaggi di questa tecnica sono il rispetto della mininvasività, l'esecuzione di due sole brecce operatorie di massimo 1,5 cm di lunghezza, la ripresa rapida del paziente nel post-operatorio.
La tecnica laparoscopica è quella meno utilizzata e prevede l'apertura di ben tre mini-accessi addominali: uno consente l'introduzione del supporto video, e gli altri due si prestano all'introduzione di due pinze laparoscopiche tramite le quali è possibile realizzare l'ancoraggio gastrico a cielo chiuso.     
     
I vantaggi di questa tecnica sono, come nella precedente, il totale rispetto della mininvasività, l'esecuzione di tre brecce operatorie di massimo 1,5 cm di lunghezza, la ripresa rapida del paziente nel post-operatorio. Inoltre in questa tecnica nessun organo viene esteriorizzato e l'intervento viene realizzato interamente all'interno dell'addome.
Dobbiamo però ammettere che i tempi di esecuzione dell'intervento sono molto più lunghi ed è necessario aver maturato un'esperienza notevole in chirurgia laparoscopica data la precisione di manualità richiesta in questa tecnica.


Nella ci avvaliamo della collaborazione di un preparatissimo staff che ha ideato una nuova tecnica di gastropessi mininvasiva che prevede l'esecuzione di un solo mini-accesso addominale di circa 3 cm di lunghezza.
La tecnica è incredibilmente innovativa e rispetta pienamente i canoni della chirurgia minivasiva:


-ferita operatoria di pochissimi centimetri -ridotto rischio di infezioni nel post-operatorio -riduzione del dolore post-operatorio -riduzione dell'utilizzo di farmaci antalgici ed antibiotici -riduzione della degenza in clinica

La tecnica da noi utilizzata prevede inoltre una notevole riduzione dei tempi di esecuzione, fatto che influenza positivamente la ripresa del paziente nel post-operatorio. Siamo certi che questa sia l'unica tecnica in grado di accorpare tutti i vantaggi delle altre tecniche video-assistite e nello stesso tempo abolirne gli svantaggi.
Questa innovazione permette di affrontare la scelta della gastropessi preventiva in totale armonia con il rispetto del benessere animale e oggi il proprietario può decidere di far percorrere al proprio cane la via operatoria meno accidentata aderendo al nostro programma di prevenzione chirurgica minivasiva della torsione di stomaco.
Il medico veterinario si cimenta in ogni sforzo professionale per il benessere dei suoi pazienti. Per questo invitiamo i proprietari di razze canine grandi e giganti a prendere coscienza del reale rischio di letalità della GDV e a valutare la possibilità di effettuare la gastropessi il prima possibile affinchè essa abbia effettivamente un ruolo preventivo.


A cura della Clinica Veterinaria Borgarello.

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Prevenzione della torsione di stomaco: le regole gestionali


In questo articolo ci occuperemo della soluzione all’insorgenza di un problema che riguarda da vicino molti cani soprattutto di grossa taglia.
Tratteremo infatti dei metodi di prevenzione della torsione dello stomaco.     
Le cause della patologia restano sconosciute.
Si pensa però ad un ruolo nella conformazione anatomica del soggetto. Infatti i cani di grossa taglia con torace profondo sono più comunemente colpiti.
Altri fattori di rischio sono l’età avanzata, la somministrazione di cibo una sola volta al giorno, l’esercizio fisico dopo i pasti, l’eccessiva voracità nell’alimentarsi.
     
Il sintomo principale è la distensione addominale. Il soggetto colpito è agitato, respira affannosamente e non potendo eliminare i gas gastroenterici tramite l’eruttazione o il vomito, presenta un gonfiore addominale notevole che tende ad aumentare molto velocemente nel tempo.
La distensione dello stomaco provoca la compressione degli organi vicini ed in particolare interrompe l’afflusso di sangue alla milza e allo stomaco stesso. Inoltre la compressione vasale provoca una diminuzione del ritorno venoso al cuore determinando shock endotossiemico, coma e morte.
     
Se doveste trovare il vostro cane in questa situazione correte al più presto ad un pronto soccorso veterinario: intervento chirurgico tempestivo equivale ad aumentare le possibilità di sopravvivenza del cane, poiché la torsione di stomaco ricordiamo essere una patologia grave e letale.
Vista la tempestività di intervento e le gravi conseguenze che porta, noi preferiamo ricorrere alla prevenzione. Questo è il classico esempio in cui il motto “prevenire è meglio che curare” è più che azzeccato.
La prevenzione della torsione di stomaco comprende aspetti gestionali ed aspetti chirurgici.
LA PREVENZIONE GESTIONALE Gestire un cane di grossa taglia è sicuramente impegnativo, anche perché ci sono alcune accortezze da osservare anche per diminuire le possibilità di insorgenza della torsione di stomaco. Forniamo qui di seguito un breve vademecum sulla gestione del pasto di un cane di grossa taglia.     
     
- E’ preferibile somministrare moderate quantità di alimento diverse volte al giorno. La somministrazione di due razioni giornaliere è un ottimo compromesso. Infatti distanziando ragionevolmente le razioni alimentari si permette una migliore digestione ed uno svuotamento gastrico più veloce.
- E’ meglio evitare di sottoporre il cane all’esercizio fisico o al gioco dopo i pasti. Nonostante non sia stata riscontrata nessuna valenza scientifica noi preferiamo consigliare di ridurre i movimenti del cane dopo i pasti poiché lo stomaco più pesante ha più probabilità di ruotare intorno al suo asse se stimolato dal moto.
- Un piccolo consiglio che suggeriamo è quello di evitare di far mangiare il cane in compagnia di altri cani poiché la competizione incentiva la voracità, e la voracità rende lo stomaco esageratamente repleto e questo rende difficoltoso lo svuotamento e la digestione.
Nel prossimo articolo tratteremo invece delle tecniche di prevenzione di tipo chirurgico e ci occuperemo delle vecchie tecniche, delle nuove e di una tecnica ideata da noi che rispecchia fedelmente i principi della chirurgia minivasiva.
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